giovedì 28 ottobre 2010

L’In Sé ontico e l’utilitarismo funzionale

lo stesso desiderio di felicità e dato che non c’è sufficiente ricchezza per soddisfarli tutti nella
stessa misura, si combattono necessariamente a vicenda e vogliono il potere per assicurarsi il
godimento futuro di quello che già hanno. Secondo la scienza ontopsicologica, viceversa, una
delle caratteristiche dell’In Sé ontico umano è l’utilitarismo funzionale: il suo criterio o etica è
l’evoluzione della propria identità con preciso utilitarismo funzionale. Perché viceversa? Perché
questo utilitarismo funzionale, nell’accezione ontopsicologica, va correttamente inteso: non si
tratta di sopraffazione, di oppressione o di prevaricazione dell’altro, ma di metabolismo qualitativo, nel senso che l’individuo cerca e vuole solo ciò che rinforza e accresce la sua identità, ciò che garantisce la realizzazione storica del suo specifico e unico progetto esistenziale. Ciò significa che, nell’armonia dell’esistenza, ove ciascun uomo non è uguale agli altri, ma è portatore di un proprio specifico progetto di vita – che non è confliggente, bensì complementare a quello degli altri – l’uomo non cerca e non vuole ciò che è dell’altro, ma solo ciò che è conforme al suo progetto.
Fare violenza sugli altri ed appropriarsi di una cosa estranea a sé equivarrebbe a mangiare un
fungo velenoso: fa malattia, corrode dentro e produce dolore perché intollerabile per il proprio
metabolismo.

lunedì 26 luglio 2010

Criterio, Epistemologia, Ontopsicologia

Il 15 gennaio 1994, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Facoltà di Psicologia, si tiene una
conferenza sul tema “Il problema del criterio epistemologico della psicologia”; intervengono il Prof.
Vezio Ruggieri dell’Università “La Sapienza” con la relazione “Psicofisiologia ed Epistemologia”, il
Prof. Aldo Masullo dell’Università Federico II di Napoli con “Pathos ed Episteme” e il Prof. Meneghetti con “Psicologia epistemica come metodologia interdisciplinare”.
La questione di quale criterio adottare nella ricerca scientifica, soprattutto in un’ottica epistemologica, è affrontata in più libri, tra cui ricordiamo il testo “Il criterio etico dell’umano”, edito dalla Psicologica Editrice e disponibile anche in portoghese e in russo.

giovedì 24 giugno 2010

Presentazione del libro “Il monitor di deflessione nella psiche umana”

Il 13 marzo 1985 presso la Sala Stampa Estera di Roma – alla presenza, tra gli altri, di
corrispondenti dall’ANSA, da Amburgo, Belgio, Giappone, degli addetti culturali de “La
Repubblica”, “La Nazione” di Firenze e il “XX Secolo” di Genova, nonché di Rai Uno – viene
presentato il libro “Il monitor di deflessione nella psiche umana”.
Dopo scorci riassuntivi sulle grandi sintesi filosofiche, l’autore si sofferma sulle analisi della
psichiatria contemporanea di S. Freud, di K. Jasper e di L. Binswanger e mette a punto l’asserzione circa l’esistenza di un congegno computer-logistico, metabolizzato nei processi cerebrali. La realtà
di un’alterità deformante nella capacità di riflessione della mente umana prendeva la consistenza di
un dato scientifico. Ma dietro a ciò prendeva anche significato l’immenso valore dell’Essere Uomo.
Sempre nel 1985, il libro sarà presentato anche a Palazzo Barberini a Roma.

venerdì 21 maggio 2010

Psicosomatica

La scienza ontopsicologica sottolinea che la malattia psicosomatica è sempre il frutto, il prodotto di un errore psicologico: il soggetto modella il proprio comportamento non secondo la propria natura, le proprie pulsioni vitali – che sono sempre in armonia con le richieste e le urgenze del qui, così e adesso dell’individuo – ma secondo lo stereotipo disfunzionale appreso durante l’infanzia, stereotipo sulla base del quale egli ha costruito il proprio carattere, il suo modo di ragionare e di vivere la propria vita adulta. Il sintomo somatico non è altro che un simbolo, un linguaggio che l’inconscio utilizza per segnalare l’errore che il soggetto sta commettendo contro se stesso. Di conseguenza, in presenza di un male psicosomatico, il soggetto ha la possibilità di guarire solo ed esclusivamente attraverso la psicoterapia perché essa è l’unica in grado di agire sulla causa psichica attraverso l’autenticazione del cliente. Si tratta di educare l’individuo a modificare il proprio comportamento e ad adattarlo alle esigenze espresse, di volta in volta, dal suo Sé primigenio ed originario.

mercoledì 21 aprile 2010

Il ruolo dell’educatore

Una volta che il progetto originale, l’In Sé ontico del soggetto è stato identificato, come possiamo educarlo? Occorre saper individuare quali sono i passaggi pratici ed esistenziali da fare per l’evoluzione dell’In Sé ontico nella prassi quotidiana. Fare una pedagogia reale significa fare “reali” gli educatori.

Secondo la nostra opinione, sensibilizzare gli attori del processo educativo sulle cause alla base della formazione degli stereotipi, significa cominciare ad utenticare gli educatori. In altre parole, renderli uguali a se stessi, coerenti con l’ordine che la natura ha posto in quella individuazione. Solo dopo aver fatto questo è possibile promuovere un’educazione libera da stereotipi e basata sul riconoscimento del valore di ogni bambino. Infatti, solo un operatore sano ed autentico è in grado di operare questo riconoscimento, e consentire al bambino di “sapere e fare se stesso” secondo il suo progetto di natura.

venerdì 12 marzo 2010

Una cura efficace dipende da una diagnosi efficace

Pierre Marie Félix Janet (1859-1947), filosofo e medico francese, nei suoi due libri “Les médications psychologiques” (1919) e “La médecine psychologique” (1923) affermava che “l’efficacia di una terapia dipende dalla diagnosi (…) qualsiasi azione pratica richiede una certa precisione ed una vera terapia psicologica è possibile solo se viene applicata una diagnosi psicologica”.

In un articolo pubblicato nel n. 10/2000 del periodico “Il nuovo medico d’Italia”, Antonio Meneghetti precisa: “L’efficacia della cura del malato nasce dall’esattezza della diagnosi psicofisica. L’Ontopsicologia ha messo a punto un metodo razionale per conoscere l’attività psichica, che è la causalità della fenomenologia umana, dall’inconscio all’emozione, al pensiero, fino al corpo, quindi ha conoscenza avanzata anche sulla psicosomatica”. Antonio Meneghetti aggiunge che “la difficoltà, se non si conosce l’attività psichica, è di capire la continuità tra la dimensione psichica e quella somatica”, non a caso in ambito medico e psicologico spesso si parla di “salto”. L’autore punta anche l’accento sul fatto che molti hanno della psiche “un’idea mitica, tra il “concetto limite” e l’astrazione mentale”. [Il testo integrale dell’articolo è consultabile on-line: http://numedionline.it/numedi/arc2000/n.1000/06.html]

giovedì 4 febbraio 2010

Io logico storico

L'IO logico storico o Io volontaristico pensante o Io responsabile agente – è la capacità di mediare il reale esterno secondo l’esigenza individuale dell’intimo. E’ la funzione di concretizzare il reale secondo l’esigenza introversa od estroversa.
Di fatto, l’evidenza quotidiana dimostra l’enorme frequenza di un Io fittizio, cioè di un Io non autentico, che non è in grado di agire la propria identità di natura.
L’uomo vero è colui che possiede l’Io logico storico in azione univoca con l’Io a priori.
Questo è il risultato dell’intenzionalità dell’In Sé ontico, che consiste nel portare la persona all’autorealizzazione.
Ciò è possibile alla luce della guida dell’Io a priori.

venerdì 1 gennaio 2010

Complesso di edipo

Nella concezione classica freudiana, il complesso edipico indica un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali. Relativamente alle fasi dello sviluppo psicosessuale, esso insorge durante la fase fallica e il suo superamento introduce al periodo di latenza.

Si tratta di un atteggiamento ambivalente di desiderio di morte e sostituzione nei confronti del genitore dello stesso sesso e di desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto. Questi sentimenti sono non solo ambivalenti ma anche vissuti negativamente (in maniera opposta), cioè i ruoli dei due genitori (amato e odiato) si scambiano alternandosi.

L'impostazione di tale problematica ha segnato, fin dagli albori del movimento psicoanalitico, il dissidio Freud-Jung e poi la scissione degli psicoanalisti di orientamento junghiano dall'Associazione Internazionale di Psicoanalisi.