giovedì 28 ottobre 2010

L’In Sé ontico e l’utilitarismo funzionale

lo stesso desiderio di felicità e dato che non c’è sufficiente ricchezza per soddisfarli tutti nella
stessa misura, si combattono necessariamente a vicenda e vogliono il potere per assicurarsi il
godimento futuro di quello che già hanno. Secondo la scienza ontopsicologica, viceversa, una
delle caratteristiche dell’In Sé ontico umano è l’utilitarismo funzionale: il suo criterio o etica è
l’evoluzione della propria identità con preciso utilitarismo funzionale. Perché viceversa? Perché
questo utilitarismo funzionale, nell’accezione ontopsicologica, va correttamente inteso: non si
tratta di sopraffazione, di oppressione o di prevaricazione dell’altro, ma di metabolismo qualitativo, nel senso che l’individuo cerca e vuole solo ciò che rinforza e accresce la sua identità, ciò che garantisce la realizzazione storica del suo specifico e unico progetto esistenziale. Ciò significa che, nell’armonia dell’esistenza, ove ciascun uomo non è uguale agli altri, ma è portatore di un proprio specifico progetto di vita – che non è confliggente, bensì complementare a quello degli altri – l’uomo non cerca e non vuole ciò che è dell’altro, ma solo ciò che è conforme al suo progetto.
Fare violenza sugli altri ed appropriarsi di una cosa estranea a sé equivarrebbe a mangiare un
fungo velenoso: fa malattia, corrode dentro e produce dolore perché intollerabile per il proprio
metabolismo.

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